24 Feb Goldstar 36 Classic
Aragostiera italiana rivista in chiave moderna con prestazioni da sportiva e buone qualità nautiche. Natante con omologazione CE in categoria A.
Negli anni ‘90 l’espansione del mercato della nautica ha posto le basi per l’espansione e la diversificazione dell’offerta ai diportisti. Per questo motivo alcuni cantieri hanno rivolto la propria attenzione verso imbarcazioni diverse da quelle mediterranee ed è da questi presupposti che le aragostiere hanno iniziato a comparire nei Goldstar 36 Classic Aragostiera italiana rivista in chiave moderna con prestazioni da sportiva e buone qualità nautiche. Natante con omologazione CE in categoria A nostri saloni. I modelli esposti sono il risultato della rivisitazione e di un generale svecchiamento della pilotina classica, con l’aggiunta di molti particolari stilistici tipici delle cosiddette lobster boat realizzate nel Maine. Tra i costruttori che si sono dedicati in modo esclusivo alla produzione di questa categoria di barche, Cantieri Estensi è quello che ha prodotto il più alto numero di scafi con circa 500 esemplari. PROVA Goldstar 360 Classic vanta la categoria “A” di progettazione CE pur essendo un natante e non necessitando quindi di iscrizione nei Rid come imbarcazione. Nel caso di non immatricolazione però, la navigazione è limitata a un massimo di 12 miglia dalla costa. L’aspetto estetico della versione Classic, oggetto della nostra prova, ha linee spigolose ed è frutto di un progetto esente da tendenze estetiche più moderne che hanno interessato alcuni modelli di lobster boat (alla versione Classic è stata affiancata una più moderna versione S).
Ciò che spicca è la finestratura laterale della tuga di ampiezza limitata che caratterizza tutta la linea delle Goldstar ed è un particolare poco apprezzabile. Come succede con la maggior parte di yacht di questo tipo e dimensioni, l’accesso a bordo più naturale dai pontili avviene dalla spiaggia di poppa e tramite il portello posto sulla dritta del pozzetto. Se viceversa è necessario installare una passerella sullo specchio di poppa per i pontili più alti, si dovrà sceglierne una esterna in quanto su questo modello non è previsto l’alloggiamento della cassa per il tipo a scomparsa. Il pozzetto è diviso dalla dinette da una paratia fissa in teak con la porta d’accesso sulla dritta e possibilità di aprire la parte in vetro di sinistra verso l’esterno e dare così maggiore luce e aria al salone. La manovra per lasciare l’ormeggio non offre spunto a particolari osservazioni se non che la sensazione avuta dall’esterno di una visibilità limitata in direzione dei giardinetti è confermata quando si prende posto sulla poltroncina della timoneria. Le dimensioni contenute della barca rendono comunque questo inconveniente poco fastidioso. Muovendosi, anche quando si procede a bassa velocità, si avverte la sensazione che con i motori standard da 280 cv (esiste la versione con due da 370 cv) la barca sia correttamente motorizzata e che svilupperà una buona velocità. Usciti in mare aperto le prestazioni sono di rilievo (circa 33 nodi di massima e 27 di crociera) come ci aspettavamo e non certo paragonabili con quelle semidislocanti delle pilotine di un tempo. Questa capacità di mantenere una elevata velocità permette di programmare sia navigazioni di lunga portata per le vacanze estive, sia di fruire a pieno dei fine settimana.
L’assetto longitudinale appoppato delle lobster è sempre stato un po’ il loro tallone d’Achille, ma sulla Godstar 360, nelle condizioni in cui si è svolta la prova, non occorre intervenire in modo significativo sui flap che sono comunque utili per raggiungere la velocità massima. Apprezzabile il pozzetto molto riparato dalla sovrastruttura che è posizionata a poppavia e dalle murate alte: questa configurazione è comoda per la navigazione in dislocamento ma, ad alta velocità, genera una depressione che attira in pozzetto spray salino e un po’ di odore di gasolio, per cui è più confortevole navigare con la porta della dinette chiusa o i finestrini della tuga aperti. Per quanto attiene le qualità evolutive, la carena del 360 non monta la pinna che caratterizza molte sue concorrenti e ciò comporta una la stabilità di rotta meno marcata, ma favorisce l’immediatezza nell’accostata e maggiore sensibilità al timone.
COSTRUZIONE
Il metodo è tradizionale: laminazione a mano con opera viva in single skin, struttura classica con longheroni longitudinali e madieri. La laminazione negli strati esterni è realizzata con resina vinilestere e gelcoat neopentilico per una buona protezione dagli effetti dell’assorbimento osmotico di umidità.
INTERNI
Il layout è composto da una dinette, un divano a C disposto per chiglia con tavolo con piano ripiegabile per ridurne gli ingombri e, sulla dritta, la poltroncina del pilota. La consolle a sviluppo quasi orizzontale non è di grandi dimensioni, ma sufficiente a ospitare un display multifunzione e gli altri dispositivi (comando del bow thruster, del faro di ricerca, etc.).
Anche il cruscotto con gli strumenti dei motori è essenziale e si nota la mancanza di una palpebra che agevoli la lettura in condizioni di illuminazione molto forte con sole diretto. Questo limite si riferisce tuttavia solo alle spie luminose e ai display elettronici e non agli strumenti analogici dei motori e dei livelli. Scendendo al ponte inferiore troviamo sul lato di dritta la zona cucina e a sinistra la cabina ospiti a letti gemelli. Il bagno ha il top del lavabo realizzato in legno. Procedendo verso prua c’è la cabina armatoriale. La carpenteria dei mobili è semplice e non dà sensazione di grande ricercatezza ma è ben realizzata e in linea con la filosofia di arredo di una barca da pesca o comunque sportiva. Per quanto riguarda la parte tecnica, si nota che la sala macchine a cui si accede dal pozzetto è ampia e organizzata in modo razionale; se non fosse per l’ingombro del generatore, si riuscirebbe a raggiungere ogni parte del locale senza essere costretti a contorsionismi. I motori sono gli Iveco – Fiat, una soluzione che garantisce affidabilità meccanica e ragionevoli costi di gestione.