18 Mar RAFFAELLI MAESTRALE
Un modello diffuso e apprezzato con una buona tenute del prezzo di mercato. Progetto ben collaudato. Grande flying bridge e interni con tre cabine e due bagni.
Un modello molto apprezzato dagli appassionati e, in un momento in cui è necessario prestare attenzione più alla sostanza che all’apparenza, l’acquisto di uno yacht usato, dotato di una linea piacevole, di volumi ben sfruttati e capace di prestazioni di alto livello è la soluzione ideale per razionalizzare un investimento che potrà dare soddisfazioni per un certo numero di anni. Nel caso del Maestrale, restare in produzione per quasi vent’anni senza subire modifiche di progetto che ne hanno stravolto le caratteristiche di base è, un risultato di rilievo e rappresenta per il diportista la garanzia di acquistare un prodotto maturo e ben collaudato grazie alle tantissime miglia percorse dagli armatori in ogni condizione meteo e di carico. Le informazioni pervenute dall’esperienza (sono oltre 80 i Maestrale prodotti dal 1995) hanno fatto adottare soluzioni che sono state provate su decine e decine di esemplari e hanno contribuito alla fama di grande affidabilità di cui gode questa barca.
A conferma della validità del progetto originale, sottolineiamo che gli aggiornamenti apportati sono stati molto limitati e consistono nella scelta di diversi motori per alcune unità che hanno montato Volvo Penta e Yanmar (mentre sulla stragrande maggioranza di esemplari prodotti sono stati installati propulsori Caterpillar), nella crescita della lunghezza dello yacht di circa un metro e nella varietà di essenze impiegata per gli arredi degli interni.
Costruzione
Grazie all’utilizzo di resina vinilestere per gli strati più esterni del laminato dell’opera viva non abbiamo rilevato alcun difetto di tipo osmotico e le qualità chimiche di resistenza all’assorbimento di umidità dovrebbero allontanare il rischio di interventi lunghi e costosi. La struttura dello scafo è di tipo tradizionale e consiste in ossature longitudinali e trasversali realizzate in solidi scatolati a realizzati in p.r.f.v. Le forme di carena non hanno necessità di ulteriori commenti rispetto a quanto scriviamo in merito alla prova in mare sul passaggio sull’onda e sulle prestazioni. Ne emerge infatti l’ottimo compromesso raggiunto tra qualità nautiche e velocità. Per quanto riguarda l’ispezionabilità delle sentine, non avalliamo la scelta di rendere inamovibile il pagliolato in compensato marino dotandolo solo di pochi e piccoli portellini di ispezione. La coperta e le sovrastrutture sono realizzate in sandwich con anima in termanto. Sottolineiamo l’omogeneità e la stabilità nel tempo del colore del gelcoat che è superiore alla media (meglio quello più datato con tendenza della colorazione verso l’avorio che quello con predominanza di grigio). L’ergonomia in coperta è studiata correttamente e, come accennato, le dimensioni del flying bridge sembrano mutuate da modelli di maggiore dimensione. Un altro apprezzamento lo rivolgiamo all’arredo del flying bridge che permette di godere di un vero balcone sul mare con in più la comodità di una cucina all’aperto.
Interni e impianti
L’ambiente sottocoperta è un altro punto di forza di questo modello. Forse si poteva sfruttare qualche altro centimetro con soluzioni meno attente al design, ma, così come è stato realizzato, il salone ha un forte impatto scenografico grazie all’arredamento in toni chiari e alla luminosità garantita dalle grandi superfici vetrate. La scelta di dividere gli spazi della dinette in due ambienti è esercizio comune anche su altri modelli, ma si può notare come spesso il risultato sia deludente e gli ospiti non possano realmente godere appieno dei vantaggi delle due destinazioni d’uso. Sul Maestrale, al contrario, si è raggiunto un buon equilibrio. La cucina è ben dimensionata e adeguata alle caratteristiche della barca, inoltre rappresenta una sorta di disimpegno da cui si accede alla cabina del marinaio, ben isolata dagli spazi comuni. La zona notte è divisa in tre cabine, di cui le due per gli ospiti sono speculari e dotate di un bagno in comune, mentre la cabina armatoriale, a prua, ne ha uno dedicato. In sala macchine si nota che l’allestimento degli impianti è il risultato di continue modifiche e miglioramenti. Pur intuendo una probabile minor ingegnerizzazione di progetto rispetto ad altri modelli, evidenziamo una apprezzabile semplicità dell’impiantistica. Buona la qualità dei particolari e degli accessori che sono nella media con le concorrenti.
Prova
Il modello del nostro test era un’unità che, pur costruita nel 2000, si presentava decisamente “fresca” e ben conservata da un’attenta manutenzione, equipaggiata con due Caterpillar 3196 Dita da 448 kW (609,3 cv) e con all’attivo circa di 500 ore di funzionamento dei motori. La prova si è svolta in buone condizioni meteo con circa il 50 % dei liquidi e un equipaggio di 5 persone. L’arco del rollbar, di altezza molto contenuta e posto all’estremità poppiera del flying bridge, enfatizza questo ponte che appare più esteso di quanto non sia effettivamente. L’abitabilità è ai vertici della categoria e il solo limite è la visibilità non ottimale di poppa. Sempre in riferimento alla forma e dimensioni del rollbar, si nota che la posizione dell’antenna del radar, collocata a poche decine di centimetri dal piano del flying bridge, quando l’apparato è acceso, invia un treno di onde elettromagnetiche proprio all’altezza delle spalle del pilota e ne consiglia quindi l’utilizzo solo quando si governa dalla timoneria interna. Per quanto concerne le manovre in acque ristrette, abbiamo notato che lo yacht si governa con grande facilità anche intervenendo solo sui motori e, in condizioni normali, l’utilizzo del bow thruster è più legato alla impressione di avere la prora lontana dalla posizione di comando esterna che all’effettiva necessità di un aiuto supplementare (la sensazione è che il flying bridge sia arretrato rispetto alla posizione più comune-mente adottata). Se il nostro giudizio sulle manovre in porto sono positive, è la navigazione la condizione in cui il Maestrale gioca le sue carte migliori. Pur considerando che la prova è stata effettuata con carena pulita e assetto più leggero di quanto acca-da in condizioni di crociera, dando gas si ha la piacevole sensazione che all’aumento della rumorosità degli scarichi corrisponda un vigoroso impulso che porta rapidamente alla planata e a una velocità massima prossima a quella indicata dal costruttore. A 2.300 giri il Gps ha superato i 32 nodi con un assetto corretto senza intervenire sui flaps che, correttamente dimensionati, all’occorrenza risultano efficaci sia per l’assetto longitudinale che, nel caso sia necessario contrastare un vento fresco al traverso, per quello laterale. Le vibrazioni sono contenute e il comfort, per la classe dell’imbarcazione, è di alto livello. Anche attraversando in piena velocità scie pro-fonde (nel corso del test le condizioni del mare non offrivano condizioni naturali sufficientemente severe per provare le qualità di passaggio sull’onda) non abbiamo avvertito impatti significativi e la variazione di velocità è risultata molto contenuta. Il raggio di evoluzione è nella media e qualora si desideri ridurlo si dovrà togliere qual-che giro dal motore interno all’accostata. Da quanto ab-biamo avuto modo di verificare, tanto la distribuzione dei pesi, quanto le forme di carena, come il rapporto tra dislocamento e potenza sono risultati armonizzati confermando che la barca è il risultato di un progetto centrato.
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